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SCUOLA DI ITALIANO PER STRANIERI

SCUOLA DI ITALIANO PER STRANIERI - Associazione JONATHAN L. onlus

Sorta negli anni ‘90, la scuola di italiano per stranieri si propone quale luogo di accoglienza e di prima formazione per gli stranieri da poco trasferiti in Italia.....

 ... e alle prese con le difficoltà del parlare e lo scrivere la lingua italiana.
I corsi di lingua italiana, completamente gratuiti, sono assicurati da numerosi operatori e prevedono vari livelli: dal corso iniziale per principianti fino ai corsi più avanzati. È attiva anche una “sezione ragazzi” per studenti dai 10 ai 16 anni.
Le lezioni si svolgono il martedì e il venerdì dalle ore 17,00 alle ore 18,30, presso i locali della Parrocchia SS. Trinità, posti al primo piano.
La scuola è a ciclo continuo, da ottobre a fine maggio, e le iscrizioni sono sempre aperte.
Otto mesi di intenso lavoro, di serrato impegno da parte degli studenti e degli insegnanti e denso di “incontri” che si susseguono lungo il corso dell’anno. Stranieri provenienti dai luoghi più disparati del pianeta: Bangladesh, Repubblica Dominicana, Algeria, Colombia, Perù, Egitto, Moldavia, Thailandia, Russia…
Un inizio d’anno, nel mese di ottobre, un po’ incerto, scarso di presenze, ma in poco tempo avviato a pieno regime con i banchi finalmente affollati. Ẻ il famoso “passa parola” fra gli studenti, che funziona sempre!
Naturalmente il corso di primo livello è quello che riscontra una maggiore frequenza, per l’arrivo dei nuovi migranti; di conseguenza nel corso dell’anno vengono attivati più corsi base essendo la scuola a ciclo continuo. Inoltre, il corso di primo livello è strutturato in più classi, non tanto per l’arrivo imprevisto di nuovi stranieri nel corso dell’anno, quanto per rispondere meglio alle esigenze degli stessi studenti.
Stranieri con un alto tasso di scolarizzazione ricevuto nel loro paese di origine o, nell’ipotesi più estrema, addirittura nulla, condizionano la necessità di formare più classi di livello base con programmi “ritagliati su misura”.
Con l’ausilio di un testo base, utilizzato e collaudato ormai da anni, e con i numerosi esercizi scaricabili gratuitamente da internet (la rete è uno strumento straordinario per fornire materiale didattico in tal senso), si impostano programmi di insegnamento che tengono conto delle nozioni base della scrittura e della lettura della lingua italiana, insieme a un tempo dedicato esclusivamente all’esercizio della conversazione, basato su situazioni di vita quotidiana, quali la spesa al supermercato, l’ufficio postale, la consumazione al bar, ecc..
Non mancano purtroppo gli abbandoni scolastici. Per un certo verso questo ci fa piacere, perché significa che lo studente ha finalmente trovato un’occupazione (la ricerca del lavoro è il motivo principale che spinge gli immigrati a frequentare la scuola di italiano). Sono persone che, seppure impegnate oramai a tempo pieno, quando possono, si riaffacciano nelle Aule della Scuola per venirci a trovare.
La Scuola d’italiano è anche questo: una porta aperta per ascoltare i problemi che gli stranieri incontrano nel nostro Paese, primo fra tutti il lavoro, ma non mancano altri problemi di prima necessità, quali il cibo e l’abbigliamento. Spesso suggeriamo loro di rivolgersi al Centro di ascolto e a quello che distribuisce i generi alimentari, operanti nella nostra Parrocchia, oppure provvediamo noi stessi a rifornirli, ad esempio, di vestiti.
Da tempo avvertiamo la necessità che la Scuola d’italiano non possa limitarsi a fornire solo nozioni, ma debba farsi ascolto e accoglienza, portavoce di esigenze primarie, guida per gli adempimenti di carattere amministrativo e/o burocratico che incombono sugli stranieri non appena arrivano nel nostro Paese. Lo scorso anno, per esempio, sono state tenute alcune sessioni informative sul cosiddetto “Bonus Famiglia” fruibile anche da parte degli immigrati.
Le storie raccontate dai nostri allievi sono forti e cariche di emozioni. Il loro vissuto ridimensiona i nostri problemi e li fa apparire minori. Il nostro tendere la mano trova un’altra mano disposta a farci vedere la realtà secondo valori più veri e umani. Allora non siamo più noi che diamo, ma è un prendersi la mano per camminare insieme.

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